Nuovo Cinema "Cinemovel"

Intervista a Cinemovel

immagine di un filmNella piazza universale di Tommaso Garzoni, autore letterario rinascimentale, erano minuziosamente descritti con incredibili sfaccettature più di 500 arti e mestieri del nostro mondo. E così ricche e variegate sono anche alcune piazze di certi paesi quando si proietta un film e tutti, giovani, donne e bambini accorrono per assistere insieme a una proiezione cinematografica. Per questo Nello, fondatore dell’associazione Cinemovel, un uomo simpatico e gentile con negli occhi la curiosità e la passione di chi ha viaggiato, ha usato questa parola: “piazza universale” per descrivere “quell’empatia tra persone, tra chi organizza e chi assiste alla proiezione, un’empatia che va al di là del film stesso”. E che è anche il motivo del suo lavoro.

L’associazione Cinemovel, di cui Nello è fondatore insieme ad Elisabetta Antognoni, porta il cinema in luoghi dove non c’è mai stato e difficilmente sarebbe arrivato: villaggi e paesi in Africa, ma anche in Sicilia nelle terre confiscate alla mafia e presto anche in India. Film non solo internazionali, ma realizzati da autori locali, documentari a basso costo e di grande impegno.
“Il progetto è nato dall’incontro tra due culture: la mia che è quella di organizzatore di eventi cinematografici e quella di Elisabetta che è una copywriter e si occupa di turismo e che aveva la passione dell’Africa. Da questi viaggi e dalla passione comune per il cinema si è sviluppata l’idea con alcuni autori di proiettare i loro film dove le sale di proiezione non ci sono”. Cinemovel lavora a stretto contatto con le troupe locali e le associazioni dei luoghi per consentire la visione di film che hanno poca visibilità in un contesto collettivo.
Nel 2001 l’associazione ha iniziato così in Mozambico e il progetto si è sviluppato ulteriormente. “Da questa prima esperienza che doveva essere solo culturale in realtà ci siamo accorti di questa fortissima potenzialità che il cinema ha come impatto per la comunicazione sociale e anticipavamo tutte le proiezioni con una campagna informativa. Ad esempio spiegando i meccanismi di contagio per l’AIDS, che in Africa è un problema grossissimo”. Cinemovel ha girato così per tutto il Mozambico portando film d’autore, documentari, ma anche per fare campagne di comunicazione sociale. Utilissime, specialmente in contesti come quello delle “piazze universali” dove sono presenti tutti: bambini, ragazzi, persone anziane. “Spesso si parla prima della proiezione, ad esempio quando si informa su temi riguardanti la salute o l’AIDS, temi di cui spesso gli abitanti del posto non sono a conoscenza. Poi si incontra la gente nei giorni successivi e si discute(…). Le persone a volte ci invitano perché abbiamo portato qualcosa a casa loro e loro vogliono dare qualcosa a noi per ricambiare il dono che abbiamo fatto portando il film nella loro piazza. E così ci si ritrova a bere e mangiare e stare insieme a casa della gente”.

Dopo il Mozambico è la volta del Marocco con un progetto tuttora in corso. “Nel 2007 è partito il progetto pilota. Come ho detto, noi operiamo con le Ong del paese dove ci rechiamo: è sempre un incontro tra culture diverse. In quel caso si era unita a noi la Karavan du livre au film…Loro portavano libri, noi film. Oggi siamo nella fase successiva. Tra pochi giorni partiremo e ci occuperemo, in collaborazione con l’Ong marocchina El Amane, della formazione dei giovani del posto che realizzeranno con noi cinema itinerante. Si tratta di 10 tra ragazzi e ragazze, studenti di comunicazione e cinema, che sono stati selezionati grazie a un bando lanciato da El Amane già dal progetto pilota. Il terzo step sarà quello di seguirli nella consulenza fino a che non diventino autonomi”.
Partire da un progetto pilota mettendo a punto la metodologia, correggendo errori e sfruttando opportunità che non erano state calcolate –le opportunità che sorgono ad esempio dall’incontro con diverse persone- e dopo passare alla fase successiva di formazione con l’intento di creare nuove carovane di cinema itinerante: questo, in sintesi, il lavoro di Cinemovel.
Ma la fase che Nello preferisce è proprio quella di costruzione del progetto: “E’ quella più divertente, vuol dire affrontare un paese nuovo, fare ricerca, conoscere autori, cinematografie e anche approcci al cinema completamente diversi. Ti si aprono mondi sconosciuti”. A guardare gli occhi di Nello viene già voglia di viaggiare, partire e conoscere. “E anche per questo, è il lavoro più difficile. Ogni progetto richiede un tempo 3 volte più lungo di quello della realizzazione”. Ovviamente ne vale la pena. Lo si vede dagli occhi.
“Chiaramente l’accoglienza è sempre entusiastica. Specialmente da parte dei ragazzi. Ma non arriviamo all’improvviso; solo dopo questo lungo lavoro di preparazione fatto con le Ong e la società civile del posto. Difficoltà vere e proprie non ne abbiamo mai trovate perché stiamo molto attenti a rispettare le tradizioni locali. Specialmente in Marocco dove la cultura islamica pone spesso il divieto per alcuni film, non ci siamo mai avventurati nella programmazione di titoli che non fossero graditi. Anche perché noi ci rivolgiamo a un pubblico vasto, siamo consapevoli che il nostro film può essere visto da un bambino come da una persona anziana. Non si tratta di una sala dove uno può entrare volontariamente o meno, quando si è in una piazza ci si espone e c’è il rischio quindi di essere interpretati male”.

I film proiettati nelle piazze non sono solo internazionali. Si tratta soprattutto di documentari e film che hanno poca visibilità, girati a basso costo e realizzati sul posto da autori locali. Di svago, ma anche di impegno.
“In Marocco i film hanno seguito 2 tematiche fondamentali: il nuovo diritto di famiglia e l’immigrazione. Nel primo caso il nuovo diritto, appena approvato dal re, permette alle donne di divorziare e di avere la possibilità di essere aiutate dal marito anche economicamente. Prima bastava che il marito dicesse -Ti ripudio- e la moglie non aveva alcun diritto né sulla famiglia, né sui figli, né sulla casa. Ora questa legge riequilibra i ruoli e quindi ha bisogno di essere conosciuta”.
L’altro filone riguarda invece il problema dell’immigrazione che oggi in Marocco è come da noi negli anni ´50/´60: un dislocamento dalle campagne verso le città. “Qui siamo intervenuti con film marocchini, ma non solo, anche algerini e del Maghreb, perché qui c’è una cinematografia bella che racconta tutte queste cose molto sentite dai popoli africani”.
Portare questo cinema invisibile in sale aperte a tutti, come le piazze, non necessita di una tecnologia particolarmente sofisticata. In effetti nessuno di noi, neanche chi vive nei centri più piccoli, non può “non” vedere film, ma è difficile vedere insieme “quei” tipi di film. Spiega Nello: “Il cinema non è sconosciuto, ma non viene mai visto in un’ottica che non sia di evasione. Invece noi lo vogliamo proporre come strumento di discussione e curiosità. Questo vale anche per i paesi dove apparentemente le tecnologie sono molto diffuse, come in Marocco: lì il regime non fa vedere tutto, e poi c’è solo la visione in casa propria, senza pubblico con cui scambiare le emozioni, con cui condividere qualcosa”.
Nello parla di democratizzazione degli spazi. “Lo sviluppo delle tecnologie digitali ha ampliato indubbiamente l’accesso alla comunicazione tra le persone, ma non sempre tutto è così automatico. Alcune tecnologie come il telefonino sono talmente capillari che arrivano ovunque anche nei villaggi più sperduti. Lì però, al contrario, l’accesso alla cultura è un fatto occasionale e sporadico. Noi invece vorremmo fare in modo che, così come il telefonino, siano presenti anche altre tecnologie che non siano solo di consumo. E il cinema, fare cinema, è una di queste. In questo modo accedere alle tecnologie anche e soprattutto per i giovani vorrà dire accedere a un processo democratico e di conoscenza”. Senza dimenticare poi che il cinema itinerante fa quello che né un telefonino, né una televisione sono in grado di fare: aggregare una piazza, rendere il pubblico partecipe di un evento, far discutere insieme.

Cinemovel ha fatto tappa anche in Sicilia. L’idea era la stessa: portare cinema nei luoghi dove non c’è, riappropriarsi dei terreni confiscati alla mafia. In collaborazione con alcune cooperative che aderivano a Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie fondata da Don Ciotti, sono stati proiettati a Porta Ginestra e Corleone 2 proiezioni che hanno scatenato un interesse e un entusiasmo fortissimi. Film di impegno contro la mafia, pellicole poco conosciute che nel circuito tradizionale hanno trovato poco spazio. Tanto che “Libero cinema in libera terra” - questo il nome del festival cinematografico organizzato nell’estate del 2007- si ripeterà nella prima metà di settembre 2008 quando la “carovana” di Cinemovel attraverserà l’Italia dalla Puglia alla Calabria fino alla Sicilia.
Tra gli altri progetti imminenti: cinema itinerante in Etiopia, in alcuni paesi del Maghreb e poi, pare, in India. “Si tratta di un progetto complesso. La questione cinematografica è molto differente: loro sono molto autonomi e producono dai 1.000 ai 1.100 film all’anno. E’ una fucina in continua evoluzione. Ci stiamo lavorando…”.

L’associazione presto diventerà fondazione. Con Elisabetta e Nello, i fondatori, lavorano altri 5 collaboratori che sono più o meno fissi su tutti i progetti. E poi ci sono le troupe locali con le quali si collabora. In Marocco la troupe era interamente marocchina. “C’è una scuola di cinema in Marocco finanziata anche dall’Italia. E così abbiamo lavorato con questa troupe tutta marocchina. Per intrecciare le competenze. Tutti i documentari che abbiamo proiettato sono realizzati a due mani o unicamente da autori del paese”. Nello sorride “Ci piace l’idea di avere un punto di vista che non sia solo il nostro”.
E forse è proprio questo che caratterizza il loro cinema itinerante: l’incrocio tra culture diverse e l’arricchimento reciproco che ne deriva. Stare insieme per progettare, stare insieme per condividere gioie, emozioni e riflessioni. E “creare quell’empatia tra persone, tra chi organizza e chi assiste alla proiezione, un’empatia che va al di là del film stesso”.

(Francesca Mezzadri)
(intervista a cura di Francesca Mezzadri)
marzo 2008

 

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