Fiori di strada contro la tratta

Intervista a Fiori di strada onlus

preservativo fiori di stradaLa sede di Fiori di strada è un tranquillo e accogliente appartamento… con le inferriate alle finestre e le telecamere che sorvegliano il cortile davanti. Ci accolgono tre ragazze straniere, un cagnetto scodinzolante che ci fa le feste e Antonio, il presidente dell’associazione, che spiega: “Qui le ragazze che chiedono aiuto si fermano per circa un mese, a volte anche di più… dipende dalle loro storie. Se una ragazza chiama, viene immediatamente prelevata e ospitata. E non le chiediamo nemmeno come si chiama, non vogliamo sapere il suo nome. Dopo vediamo cosa possiamo fare per lei”.

Fiori di strada è un’associazione onlus che nasce nel 2006 da un gruppo di volontari che lavoravano per Avvocati di strada. “Nasciamo nel 2006 perché io lavoravo in un progetto più noto Avvocati di strada, che si è prevalentemente occupato dei senza fissa dimora, ma ha sempre dato aiuto anche alle prostitute. (…) Insieme ad alcune persone di Avvocati di strada - avvocati, psicologi- abbiamo preso coscienza del tema della tratta e ci siamo accorti che in realtà, al di là di quello che si legge sulla carta o si sente dire, non esistono strutture che siano in grado di dare risposte veloci, immediate. Per questo abbiamo deciso di dare vita a questa associazione, Fiori di strada”.

L’associazione è caratterizzata da un forte spirito operativo . Antonio e gli altri 43 soci, ai quali si aggiungono 25 volontari, raramente partecipano o organizzano conferenze, ma scendono in strada, tutte le notti, con due macchine con il loro logo ben visibile. Offrono conforto e sostegno alle ragazze vittime di tratta e sono gli unici a interessarsi realmente delle loro condizioni. “Noi in strada facciamo una cosa che non fa nessuno. Chiediamo alle ragazze come stanno. La polizia vuole sapere dei loro protettori. Molte associazioni sono interessate a salvare la loro anima. I clienti sono interessati al loro corpo, al sesso senza preservativo, allo sconto etc. I rapinatori vogliono rapinarle. Noi invece siamo gli unici –e questo le disorienta un po’- a non chiedere nulla.”
E dalle macchine i volontari distribuiscono preservativi con un’etichetta dove è ben visibile il numero di cellulare dell’associazione e offrono tè –un po’ di caldo per chi sta al freddo della notte-, cibo alle ragazze più affamate, e salviette, quest’ultime –i cosiddetti “fazzoletti bagnati”- sempre ben accette. Quando le ragazze cominciano a fidarsi, si entra più in confidenza, si parla di loro, dei loro problemi, di AIDS, delle malattie sessualmente trasmissibili, dell’importanza della prevenzione, e si offre sostegno: accompagnamenti sanitari all’ospedale per fare visite ed esami, e il numero di cellulare sempre acceso da chiamare in caso di necessità. Lo scopo ovviamente è quello di strapparle dalla vita di strada e liberarle dallo sfruttamento , ma ci vuole tempo, a volte anni- ed è anche per questo che l’associazione è in contatto e collabora con la polizia.

Ma non tutte le ragazze vogliono denunciare i loro protettori, anche se in quest’ultimo periodo la tendenza sta cambiando, e Fiori di strada rispetta la loro scelta. Le ospita nella casa-sede per qualche tempo, o in una sorta di bunker sotterraneo protetto, dove possono stare per un po’ in attesa di essere trasferite in altre città, o tornare a casa se lo vogliono e soprattutto se possono. “Molte non possono tornare: le ammazzano appena arrivano.” Nel frattempo vengono controllate a vista dai volontari educatori. “Questa è una telecamera che tu apri e si mette in funzione da sola. Io così col telefonino chiamo e posso vedere cosa succede in casa quando dobbiamo lasciare sole le ragazze. Se ad esempio io chiamo e una ragazza non mi risponde è un problema. Avere la telecamerina e vedere che magari è sul divano che ascolta la musica con l’auricolare mi tranquillizza.”Qui stanno tra loro, chiacchierano, si dedicano al decoupage, preparano ‘piatti italiani’ con alcune casalinghe volontarie, parlano con i councellors dell’ASPIC (Associazione counseling e cultura), psicologi che una o due volte la settimana vengono per discutere dei loro problemi e per aiutarle. “Le ragazze vanno ‘rieducate’, non solo per un problema di pericolo, ma perché hanno avuto una vita difficilissima , sono in una condizione psicologica molto particolare. Per esempio, loro non conoscono un rapporto che sia di dare/avere. Io all’inizio dico loro di guadagnare 3.000 euro al mese perché se dico che sono volontario non mi parlano più. Dicono ‘o tu mi prendi in giro o se no vuoi qualcos’altro’. Non ti credono…”. E quando vengono liberate sono terrorizzate: ricevono sms di minacce di morte, i loro protettori sono bravissimi a incutere loro terrore.

Perché uscire dal racket della prostituzione non è facile. E non è una scelta entrarci. Le ragazze, come quelle nigeriane, arrivano in Italia dopo viaggi allucinanti, reclutate nei loro paesi presso scuole o centri sportivi con la promessa di diventare cameriere e costrette a prostituirsi dalle cosiddette madame per saldare il debito del viaggio. A differenza delle ragazze dell’Est, guadagnano meno, e spesso non mangiano neanche: saldare il debito è una priorità per loro. Senza contare che le minacce che ricevono sono effettivamente molto reali visto che i loro protettori non si fanno scrupoli a ferire o uccidere qualcuno della loro famiglia: ammazzare una donna non è considerato nella loro cultura un vero e proprio reato. Purtroppo se non vengono aiutate è facile che dopo diventino anch’esse madame: nessun’altra prospettiva concreta di vita viene loro offerta.

“Sia chiaro” specifica Antonio “noi non ci occupiamo di prostituzione... argomento interessante, ma non ci riguarda. Noi non vogliamo redimere nessuno. Noi ci occupiamo di tratta”. E la tratta non è mai una scelta. La tratta è schiavitù.
E’ proprio questo il messaggio che l’associazione vuol far arrivare a un target molto coinvolto in questo giro e spesso ignorato dai media e da chi si occupa del problema: i clienti . “Ci sono tre tipologie di clienti” spiega Antonio “C’è il cliente che si innamora della ragazza. ..E’ di una certa età, la ama, si sente amato, crede che sia libera. C’è il cliente che non ha alcun rispetto per le ragazze e le usa per sfogare le sue frustrazioni nei confronti delle donne. E poi c’è il deviato”. La campagna pubblicitaria realizzata in una notte grazie all’impegno di molti volontari specializzati in diversi settori – l’attore della Fraternal, compagnia di Piazza Grande, l’attrice di Fiori di strada, il regista televisivo etc…- punta al primo tipo di clientela e lancia il messaggio “Credi davvero che ti ami? Per lei non è mai una scelta”. La borsetta e le catene che legano le mani alla ragazza sono il leitmotiv che lega questo spot agli altri 3 rivolti alle altre tipologie di clienti –uno sarà proposto alla RAI, gli altri andranno in onda su Internet e tv private.
“Una delle cose che ci piacerebbe far capire con le nostre campagne è che è il cliente ad alimentare questo traffico. Lui deve sapere che quando va con una ragazza e paga 50 euro, questi soldi non vanno alla ragazza, ma a qualcuno che li investe in droga, droga che poi qualcun altro venderà a suo figlio in discoteca.”.
Tra gli altri progetti in corso a breve termine, il giornale online dell’associazione con articoli scritti basandosi sui racconti delle ragazze. La prima edizione, anche cartacea, uscirà nel 2008, le altre saranno inviate agli iscritti (per iscriversi www.fioridistrada.it). Lo strumento web è sempre molto utile. Spesso le ragazze di altre città contattano l’associazione proprio grazie al sito tradotto in diverse lingue.
Il sogno nel cassetto è invece quello di aprire una grande struttura che accolga non solo ragazze vittime di tratta, ma anche donne integrate socialmente senza fissa dimora che vengono rifiutate dagli altri centri, e le donne uscite dal carcere. La struttura fornirebbe diversi servizi oltre a quello di Fiori di strada, e accoglierebbe quindi le attività di altre associazioni impegnate su fronti simili. Attualmente la onlus collabora con Avvocati di strada, ASPIC, SOKOS, associazione di medici e operatori sanitari volontari che forniscono assistenza medica, Piazza Grande, ma anche con altre associazioni che si occupano di temi diversi come Alcolisti Anonimi e le associazioni contro gli abusi psicologici: sarebbe fruttuoso che lavorassero tutti insieme in un unico centro.
E poi tra gli altri progetti c’è quello di un impianto di controllo satellitare che possa localizzare le auto di Fiori di strada. Ogni sera con la macchina si percorrono infatti più di 200 km, ma spesso non si sa dove ci si trova e se ci sono situazioni di pericolo è importante essere rintracciati. Grazie a delle indicazioni la polizia riesce spesso a rintracciare le auto, ma non sempre funziona così. E le situazioni di pericolo sono frequenti: le ragazze in strada vengono stuprate, rapinate e la macchina dell’associazione può essere un aiuto anche in questo.

“La vera ricchezza della nostra associazione è il patrimonio umano . Siamo partiti senza un centesimo e siamo andati avanti per un anno e mezzo così. Noi abbiamo questa casa-sede e un rifugio sotterraneo molto protetto, 2 macchine, 1 meccanico, 1 ingegnere informatico e tanti volontari che ci aiutano non solo accompagnandoci in macchina. I costi sono molto alti, abbiamo qualche sponsor, ma non vogliono pubblicità (…). Il 2008 si prospetta un anno di grande sviluppo perché abbiamo trovato una Fondazione che ci finanzia. Ma continuiamo a operare su base volontaria”. Antonio spera che sia possibile ampliare la rete e collaborare non solo con le altre associazioni nazionali, ma anche con quelle estere per proteggere ad ampio raggio tutte le ragazze vittime di tratta.
Sul territorio bolognese nel mese di maggio 2007 i volontari dell’associazione hanno contato 612 ragazze che lavorano in strada grazie un sistema di codificazione che permette di identificare quelle che abitualmente operano nel territorio. Il 10% di loro sono minorenni. In questi ultimi giorni a Bologna sono arrivate tantissime minorenni nigeriane. “Ora c’è una ragazzina che ha 14 anni e la legge italiana non consente di portarla via. La polizia non la può toccare. Può essere presa, portata in un istituto per minori dove lei poi è libera di scappare e tornare a prostituirsi. C’è un buco nella legge italiana che non consente di intervenire in questo senso” spiega Antonio.
“In Italia le leggi sulla tratta sono buone, c’è un programma molto avanzato anche per il meccanismo di riaccompagnamento a casa, ma sono poco conosciute e male applicate. Si investe pochissimo sulle vittime di tratta . Le associazioni che se ne occupano vengono scarsamente aiutate, c’è poca sensibilità. Per molti alla fine sono solo prostitute.”
Intanto l’associazione continua a fare quello che può, forte della sua ricchezza umana. Dal 2006 sono state salvate 37 ragazze. Qualcuna è rimasta a collaborare con l’associazione. Altre abitano in altre città. Qualcuna è tornata a casa. Come Madeline, ragazza rumena di 16 anni. Venduta sul mercato dalla zia è stata salvata da Antonio appena prima che sia riuscita a prostituirsi.
Ma ci sarebbero tante storie da raccontare. Storie che si possono ascoltare dal finestrino di una macchina tutte le notti.

(Francesca Mezzadri )
(intervista a cura di Francesca Mezzadri e Claudia Coppola )
gennaio 2008

 

Fiori di Strada Associazione Onlus
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