Il genocidio prima del genocidio

14.10.2014

Il genocidio prima del genocidio

Varsavia, 22 luglio 1942. I nazisti danno il via alle deportazioni di migliaia di ebrei dal ghetto della città polacca a Treblinka, il campo di sterminio secondo solo ad Auschwitz per numero di vittime. Per ricordare uno dei luoghi simbolo della Shoah, il prossimo 3 novembre a Ferrara si terrà una giornata di studio dal titolo il “Ghetto di Varsavia” che avrà come temi centrali le strategie di propaganda e i metodi di manipolazione nazisti.

 

Due i momenti principali del convegno. Ad aprire i lavori, alle 17, sarà la lectio magistralis “Il ghetto di Varsavia. L’esclusione dal mondo dei vivi: il genocidio prima del genocidio” del professor Jean Yves Potel, responsabile per la Polonia del Mémorial de la Shoah, che interverrà nell’aula magna dell’Università degli Studi di Ferrara (dipartimento di Economia e Management). Bensoussan proverà ad offrire nuovi elementi di comprensione sulla politica dei ghetti nazisti, analizzandola come una tappa purtroppo fondamentale nel percorso di distruzione dell’ebraismo europeo. Nel suo intervento cercherà di stimolare una riflessione a partire dall’analisi di alcune fonti primarie ancora poco conosciute, come archivi e testimonianze delle vittime rinchiuse nel ghetto, ma anche testimonianze della visione da parte dei nazisti, che fotografarono e filmarono gli effetti della loro azione di annientamento.  

 

La seconda parte dell’incontro sarà invece dedicata all’analisi e alla visione del documentario A Film Unfinished (Shtikat Haarchion, Il silenzio dell’archivio) di Yael Hersonski, che verrà proiettato alle 21 al cinema Boldini. Si tratta di un documento originale sulla propaganda nazista nel ghetto di Varsavia che è stato possibile realizzare grazie al ritrovamento  di quattro bobine di un film girato dai nazisti nel maggio 1942 nei sotterranei di un archivio nell’ex Germania orientale, tre mesi prima dell’inizio delle deportazioni verso il centro di sterminio di Treblinka.

 

Nel documentario, la regista smaschera l’operazione manipolatoria dei nazisti. Nelle bobine sono contenute immagini che mostrano le condizioni di miseria e sofferenza a cui erano costretti gli abitanti del ghetto, ma anche delle immagini che mostrano gli ebrei intenti a partecipare a pranzi, feste e ricevimenti. Tutte scene ricostruite per comunicare agli spettatori dell’epoca un’idea diversa sulla situazione, col chiaro intento di smentire la drammaticità dei racconti sulla persecuzione ebraica. Hersonski, nipote di una sopravvissuta del ghetto di Varsavia, è riuscita a rintracciare alcuni sopravvissuti. E proprio grazie alla loro memoria è stato possibile svelare la finzione della pellicola. Dalle bobine emerge una sorta di doppio film: da un lato, un “normale” documentario sulle terribili condizioni di vita nel ghetto, dall’altra la finzione imposta dai nazisti che organizzarono una vera e propria messa in scena con le vittime trasformate in attori di finti pranzi, ricevimenti e feste.


La giornata è stata organizzata dall’Assemblea legislativa regionale, dal Memoriale della Shoah di Parigi, dal MEIS – Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, con cui di recente la prestigiosa istituzione francese ha siglato un accordo di cooperazione culturale, dall’Istituto di Storia contemporanea di Ferrara, in collaborazione con il Pitigliani Kolno’a Festival di Roma, e con il patrocinio di Comune, Provincia,  Università degli Studi e Comunità Ebraica di Ferrara.

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