Cultura Imola. Ok dalla commissione assembleare a risoluzione per valorizzare memoria dell’anfiteatro Romano sommerso

Nell’atto d’iniziativa di Daniele Marchetti della Lega nord, emendato da Francesca Marchetti del Pd, la richiesta di inserire il sito non visitabile nel catalogo del patrimonio culturale dell’Emilia-Romagna a cura dell’Ibacn

08/06/2017 14:53

Appello pressoché unanime dalla commissione Cultura dell’Assemblea legislativa per valorizzare la conoscenza di un patrimonio letteralmente sepolto, come quello dell’anfiteatro romano di Imola, sui cui resti- venuti alla luce nel 1870- negli anni ’50 del Novecento è stato edificato un nuovo quartiere residenziale, nonostante il vincolo posto dalla sovrintendenza alle antichità già nel 1925.

La commissione, presieduta da Giuseppe Paruolo, ha approvato a larghissima maggioranza (favorevoli Pd, Si, Lega nord, Fi, Fdi-An, astenuto M5s) una risoluzione presentata da Daniele Marchetti della Lega nord (così come integrata da un emendamento di Francesca Marchetti del Pd) che impegna la Giunta regionale a valutare l’opportunità di inserire nel PatEr, il catalogo on-line del patrimonio culturale dell’Emilia Romagna a cura dell’Ibacn, anche i siti non visitabili e, in particolare, l’anfiteatro di Imola risalente al I secolo d.c., utilizzando anche il materiale fotografico a disposizione. Nella risoluzione si impegna inoltre la Giunta regionale a valutare- in collaborazione con l’Università di Bologna, la soprintendenza e tutte le istituzioni pubbliche interessate- la possibilità di verificare dell’antica arena romana con studi non invasivi.

“Ciò che chiediamo non è riportare alla luce l’anfiteatro, perché sarebbe impossibile. Cerchiamo di valorizzare almeno nella memoria dei cittadini quello che ci è stato consegnato dalla nostra terra- ha detto Daniele Marchetti-. Credo importante mantenere vivo il ricordo di quest’opera e allo stesso tempo trasmettere alle generazioni future la consapevolezza di un grave errore che non deve più ripetersi: quello commesso negli anni ’50 che ci ha privato della possibilità di fruire di questo bene artistico”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Francesca Marchetti (Pd) che ha a sua volta condiviso l’importanza di mettere agli atti la grande testimonianza documentale del’anfiteatro. “Sarebbe auspicabile – ha aggiunto – che grazie all’uso delle nuove tecnologie si potesse attuare un progetto virtuale di valorizzazione”. D’accordo sullo spirito della risoluzione anche Massimo Iotti (Pd) che ha anche ricordato che sul bene in questione ricadono competenze che non sono in capo all’Istituto beni culturali, qui richiamato in quanto promotore del catalogo Pater.  Il catalogo- aveva precisato Francesca Marchetti con l’emendamento a sua firma- attualmente annovera esclusivamente quelle testimonianze di cultura materiale, archeologica e storico-artistica emiliano-romagnola di cui si siano garantiti, anche in minima parte, accessibilità e godimento da parte dei cittadini”. Di qui la richiesta di estenderne le voci anche ai siti non visitabili.

(Isabella Scandaletti)

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