Donazioni organi Bologna. Progetto “Un dono consapevole”, obiettivo estenderlo a tutta la regione/foto

“In Italia sono 3.726, al 31 dicembre 2016, i trapianti effettuati, circa 9.000 sono i malati in lista d’attesa, di cui circa 200 bambini, mentre sono 1,8 milioni le dichiarazioni di disponibilità alla donazione degli organi, 84mila in Emilia-Romagna e 24.000 nel solo comune di Bologna”

26/01/2017 14:02

Il progetto “Un dono consapevole” nasce dalla collaborazione tra le associazioni di volontariato promotrici del dono di organi, sangue e midollo osseo, rivolto agli studenti delle scuole secondarie superiori della provincia di Bologna. Un’iniziativa per sensibilizzare i ragazzi a vigilare sulla propria salute, attraverso l’acquisizione di comportamenti consapevoli, responsabili e solidali. A parlarne, nella seduta congiunta della commissione Cultura, scuola formazione, lavoro, sport e legalità, presieduta da Giuseppe Paruolo, e della commissione Politiche per la salute e politiche sociali, presieduta da Paolo Zoffoli, sono stati il presidente nazionale dell’Antr (Associazione nazionale trapiantati di rene), Franco Brizzi, e il presidente dell’Aido provinciale di Bologna (Associazione italiana per la donazione di organi, tessuti e cellule), Ivo Viaggi, oltre alla coordinatrice del Centro regionale per i trapianti, Gabriela Sangiorgi

“L’utilizzo di particolari tecniche e l’uso di strumenti didattici innovativi- ha spiegato Franco Brizzi– mira a far condividere le motivazioni a un comportamento responsabilmente salutistico e a sensibilizzare sulla donazione degli organi”. Un progetto, ha aggiunto, “partito sette anni fa, che coinvolge numerose associazioni, oltre alla facoltà di Psicologia dell’Università di Bologna”.

“Informare i ragazzi su temi importanti”, ha ribadito Ivo Viaggi. “In Italia- ha poi sottolineato- sono 3.726, al 31 dicembre 2016, i trapianti effettuati, circa 9.000 sono i malati in lista d’attesa, di cui circa 200 bambini, mentre sono 1,8 milioni le dichiarazioni di disponibilità alla donazione degli organi, 84mila in Emilia-Romagna e 24.000 nel solo comune di Bologna”. Con un trapianto, ha evidenziato il presidente di Aido, “si torna a vivere normalmente, la vita rinasce”. Il nostro progetto, ha aggiunto, “coinvolge ogni anno una trentina di classi della provincia di Bologna, l’intento è quello di esportarlo nelle altre province della regione”.

“Questa iniziativa- è intervenuto il presidente Giuseppe Paruolo– ha due meriti: aver avviato un’attività di promozione nelle scuole rispetto al tema della donazione degli organi e avere messo insieme diverse associazioni attive nel mondo dei trapianti”. Recentemente, ha aggiunto, “l’Assemblea legislativa ha approvato una risoluzione, che mi vede primo firmatario, sul tema dei trapianti”.

“Un’iniziativa utile- ha rbadito il presidente Paolo Zoffoli– per trasmettere ai territori informazioni sul tema donazioni, al centro c’è l’educazione, che diventa concretamente incontro con le scuole, importante il coinvolgimento delle associazioni e degli enti locali”.

“Un progetto interessante- ha dichiarato Daniele Marchetti (Ln)– che auspico sbarchi presto nel resto del territorio regionale”.

“Credo che il lavoro di rete- ha poi sottolineato Francesca Marchetti (Pd)– potrebbe essere funzionale per esportare queste esperienze nel resto del territorio regionale”. Oltre alla scuola, ha aggiunto, “si potrebbero coinvolgere le associazioni sportive”. La consigliera ha inoltre sollecitato una mappatura dei progetti già attivi su queste tematiche.

Enrico Aimi (Fi) ha sollevato il tema degli espianti che avvengono a cuore battente con morte cerebrale dichiarata, “in Giappone attraverso un nuovo tipo di terapia, con ipotermia cerebrale controllata, dei neurochirurghi hanno salvato 14 pazienti su 20, persone con ematoma e danno cerebrale diffuso, con ischemia cerebrale. In Italia queste persone probabilmente non sarebbero state aiutate”.

Al consigliere ha risposto la coordinatrice del Centro regionale per i trapianti, Gabriela Sangiorgi: “La morte encefalica è identificata attraverso un dato clinico e di immagine: si rileva l’assoluta assenza di circolo, da questa condizione non si torna indietro. Se fosse presenta anche una sola cellula cerebrale non si parlerebbe di morte encefalica e quindi di donazione”. La terapia degli esperti giapponesi, ha concluso, “viene effettuata all’interno di una presenza di attività cerebrale”.

Al termine della seduta la Giunta ha preso l’impegno ad affrontare il tema, con l’obiettivo di portare questa esperienza in altri territori.

(Cristian Casali)

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