Lavoro. Le donne trainano l’aumento degli occupati in Emilia-Romagna: +4% sul 2015 (uomini fermi al +1,3%)/ foto

Audizione congiunta Commissioni Politiche economiche e Parità del Comitato imprenditoria femminile Cciaa Modena. Serri: Aiutiamo programmazione regionale. Gibertoni (M5s) ricorda tema parità retributiva. Mori: Dati utili per valutare legge quadro Parità

04/05/2017 11:14

E’ di segno femminile il ritorno all’occupazione in Emilia-Romagna: in 35.100 sono rientrate nel mercato del lavoro nel 2016, il 4,1% in più rispetto al 2015 (gli uomini si fermano al +1,3%). Per il lavoro in generale si tratta, rispetto al 2008- anno di riferimento per l’inizio della crisi economica- della prima inversione di tendenza, con un aumento assoluto su quell’annata di 17 mila posti di lavoro in regione. Le donne occupate sono 888.224, valore mai raggiunto negli ultimi decenni. Sono le buone notizie emerse durante la seduta congiunta delle commissioni Politiche economiche e per la Parità e per i diritti delle persone, presiedute rispettivamente da Luciana Serri e da Roberta Mori, che hanno audito le rappresentanti del Comitato per l’imprenditoria femminile della Camera di Commercio di Modena sull’indagine svolta sulla condizione delle imprenditrici e alla promozione di buone pratiche. Al confronto ha partecipato anche l’assessora regionale alle attività produttive, Palma Costi. La presidente Serri ha sottolineato l’importanza dell’indagine che fornisce (a distanza di dieci anni dall’ultima ricerca condotta dal Comitato) una fotografia dell’imprenditoria femminile in provincia di Modena caratterizzata da una vocazione più manifatturiera, con una quota percentuale rispetto alle imprese totali superiore al 12% a fine 2015, contro il 7,5% a livello nazionale. Le informazioni raccolte- ha sottolineato– sono di grande utilità per la programmazione regionale.

Secondo i dati riferiti dalla presidente del Comitato per l’imprenditoria femminile di Modena, Eugenia Bergamaschi, al 31 dicembre 2016 in provincia di Modena una impresa su cinque risulta gestita da donne, particolarmente attive nei settori commercio, pubblici esercizi e servizi alle persone. Si tratta di 13.942 imprese (il 21,1% sul totale). “I settori più dinamici appaiono l’alloggio e la ristorazione (+1,9% sul 2015), seguiti dai servizi alle persone (+1,6%) e dal commercio all’ingrosso e al dettaglio (+0,4%). In calo invece la presenza femminile nelle costruzioni (-1,4%), nell’industria manifatturiera (-1,2%) e in agricoltura (-0,3%). La composizione per attività delle imprese gestite da donne è significativamente diversa rispetto al totale delle imprese provinciali: il commercio risulta il settore più rappresentato, con il 25,4% del totale, seguono i servizi alle imprese (20,5%) e l’agricoltura (15,3%)”.

Dall’indagine di tipo “qualitativo”– effettuata sul campo analizzando 26 imprese femminili di Modena– ha riferito Vittorina Maestroni, presidente del Centro documentazione donne di Modena – emergono alcuni elementi significativi. Ad esempio la difficoltà dichiarata dalle imprenditrici per quanto riguarda la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, legata alla poca flessibilità oraria dei servizi. Emergente il tema dell’accudimento degli anziani per il quale sono sempre più richieste reti di supporto. Sul fronte delle politiche aziendali di welfare, nella generalità delle imprese si riscontrano soluzioni informali e solo in quelle più grandi sono state fornite risposte più strutturate, come ad esempio convenzioni per gli asili nido e i campi estivi per i figli.

Con riferimento ai dati a livello regionale, l’assessora alle Attività produttive Palma Costi ha riferito che sono 85 mila le imprese femminili attive in Emilia-Romagna, il 20,8% del complesso delle imprese. Nel 2016 si è registrato un leggero incremento sul 2015 anche se la presenza di imprese al femminile in regione è un po’ più bassa rispetto alla media nazionale, ma riflette una elevata partecipazione al mondo del lavoro rispetto al resto del Paese, con una minore incidenza di quelle imprese femminili che nascono come ricerca di auto-impiego. A proposito di lavoro Costi ha riferito che il 2016 è per l’Emilia-Romagna il primo anno in cui il livello dell’occupazione torna a valori superiori a quello pre-crisi (+ 17.400 posti di lavoro in più rispetto al 2008). Le dinamiche di genere – ha detto – evidenziano un incremento dei posti soprattutto per le donne (+35.100, pari al +4,1%), più che per gli uomini (+13.700, pari al +1,3%). Le donne occupate sono 888.224, valore mai raggiunto negli ultimi decenni. Il 31,8% lavora part time. Le lavoratrici in cerca di occupazione diminuiscono del 9,5% (8.100 in meno) rispetto al 7,9% dei lavoratori (5.900). Aumenta significativamente la partecipazione femminile al mercato del lavoro dell’Emilia-Romagna: +27 mila lavoratrici (+2,9%) e +7.700 lavoratori (+0,7%).

Giulia Gibertoni (M5s) è intervenuta per richiamare in particolare la necessità di un impegno per la parità retributiva e contributiva tra uomini e donne. Sul punto ha espresso l’augurio che la Regione voglia farsi merito di essere particolarmente incisiva in questa che ha definito una “sfida fondamentale”. Altra raccomandazione l’impegno per la formazione continua come opportunità e strumento per inserirsi o rientrare nel mondo del lavoro.

In conclusione Roberta Mori ha espresso apprezzamento per il confronto che ha consentito di acquisire dati importanti sulle diverse realtà regionali, utile anche nella fase di valutazione delle misure adottate con la Legge quadro sulla parità, previste dalla clausola valutativa. Il passaggio di oggi si aggiunge all’indagine sulle professioniste e al focus della cooperazione sul welfare aziendale, a rafforzamento delle politiche regionali per il lavoro e l’occupazione femminile.

(Isabella Scandaletti/Marco Sacchetti)

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