Carceri. Marighelli in commissione parità: prove di intesa Pd-M5s sui problemi di Modena/ foto

Mori accoglie disponibilità di Gibertoni per lavoro su risoluzione bipartisan sull’allarme dei sindacati di polizia penitenziaria. Confronto tra Marchetti (Ln)-Aimi (Fi) e Mumolo (Pd) su detenzione stranieri nei paesi d’origine

01/02/2017 18:37

Dal fenomeno della “radicalizzazione” dei detenuti islamici, alle carenze degli impianti di vigilanza, dal problema degli organici sottodimensionati del personale carcerario al tema del trasferimento dei detenuti stranieri per consentire loro di scontare la pena nei Paesi d’origine. Sono numerose le osservazioni sollevate nel dibattito seguito al primo intervento del nuovo Garante regionale dei detenuti in commissione per la Parità e i diritti delle persone, presieduta da Roberta Mori.

Ad intervenire per prima Giulia Gibertoni (M5s) che aveva sollecitato l’audizione ed è firmataria di una risoluzione, all’ordine del giorno dei lavori in commissione, per impegnare la Giunta regionale ad aprire un confronto sull’allarme lanciato dai sindacati di polizia penitenziaria relativo al carcere di Modena e ad attivarsi nelle competenti sedi istituzionali per incentivare i controlli sulle condizioni strutturali delle carceri emiliano-romagnole e sulle situazioni di vita e psicologiche dei detenuti. “Non concordo sul fatto non si debbano mettere in discussione i vertici dell’istituto penitenziario di Modena per mancanza di sintonia con la parte sindacale”, ha detto Gibertoni, segnalando alcuni dei problemi che a suo avviso devono trovare una soluzione. Ad esempio la carenza di organico e le oltre 100 richieste di distacco presentate dal personale di vigilanza ed un anno di sospensione delle relazioni sindacali. E ancora la mancanze strutturali e strumentali per consentire la “vigilanza dinamica” durante le ore in cui le celle sono aperte. Gibertoni infine si è dichiarata disponibile a sospendere la discussione sulla sua risoluzione per costruire con tutta la commissione un testo condiviso che possa mettere insieme le diverse forze politiche.

Daniele Marchetti (Lega nord) ha rimarcato il problema dell’alto numero di detenuti stranieri e l’esigenza di accordi bilaterali affinché possano scontare la pena nei paesi d’origine. E poi ha indicato il rischio della “radicalizzazione islamica: un problema che va assolutamente affrontato”.  Due settimane fa ad una sua interrogazione sul tema– ha riferito– la Giunta ha risposto che non era materia di sua competenza. “La discussione in commissione- ha concluso- serve a chiarire fino a che punto possiamo intervenire su questi argomenti ma anche che la Giunta non può liquidare la nostra richiesta con una risposta come quella che ci ha fornito”.

Antonio Mumolo (Pd) ha ringraziato Gibertoni per la sollecitazione dell’incontro: “Di carcere non si parla mai abbastanza”. Il consigliere ha poi espresso perplessità su alcuni punti sollevati nella risoluzione avanzata dalla consigliera e ha giudicato positiva la possibilità di lavorare ad un documento comune. In particolare sull’eventuale richiesta di accordi bilaterali tra Italia e alcuni Paesi d’origine dei detenuti, ha richiamato le norme internazionali esistenti che prevedono tra l’altro l’obbligatorio consenso dell’interessato senza il quale non può essere messo in atto il trasferimento per scontare la pena. La volontarietà è una condizione difficilmente aggirabile– ha detto– salvo poi verificare se nell’altro Paese il trattamento non sia inumano o degradante”. Mumolo ha poi auspicato una continuità di relazione tra la commissione e il Garante per continuare a tenere monitorate le condizioni delle carceri “perché è da queste che si può giudicare lo stato di civiltà di un Paese”.

Per Enrico Aimi (Fi) le criticità nel carcere di Modena sono dettate “da un problema di natura politica, conseguenza delle fallimentari politiche di accoglienza. “A fronte di una popolazione straniera residente nei Comuni della provincia modenese mediamente attorno al 15%, nella casa circondariale c’è una concentrazione di detenuti stranieri molto elevato, circa il 67%, che, tenendo conto degli ‘ospiti’ di passaggio, arriva anche a picchi di oltre l’80% del totale, con problemi di convivenza tra i reclusi italiani e quelli stranieri. Va poi tenuto in considerazione il fenomeno della radicalizzazione islamica”. Per quanto riguarda, in generale, l’offerta di attività lavorativa ai detenuti, Aimi ha poi osservato che con la crisi economica non è possibile impiegare tutti coloro che lo vorrebbero e sono tanti. Un soluzione– ha suggerito- potrebbe essere quella di “modificare lo Statuto dei lavoratori per consentire l’impiego di detenuti senza l’obbligo di remunerazione”.

Secondo Yuri Torri (Sel) è giusto che la Regione si faccia carico da un punto di vista politico di risolvere i problemi segnalati anche dal Garante: la carenza di personale, la sicurezza degli stessi operatori e le condizioni di detenzione della popolazione carceraria. “Le difficoltà strutturali portano a maggiori difficoltà negli aspetti sociali e psicologici dei detenuti– ha sottolineato-. Rispetto poi alla difficoltà di accedere a percorsi premiali si crea una separazione che porta al peggioramento della vita di chi sta in carcere”.

“Il tema compete anche a noi- ha ribadito Nadia Rossi (Pd)- si tratta di individuare i soggetti istituzionali con cui interloquire per poter incidere con le nostre azioni. È un lavoro da fare insieme, condividendo un percorso che deve avere la forza di produrre risultati”.

In conclusione la presidente Roberta Mori, raccogliendo l’adesione dei componenti della commissione ha assicurato la disponibilità a lavorare ad una risoluzione condivisa a partire dalla proposta Gibertoni. “Questa commissione– ha chiarito- cerca di trovare strade per incidere politicamente a sostegno dei diritti e dei bisogni delle persone. Grazie al lavoro dei Garanti, attraverso atti di indirizzo e il coinvolgimento della comunità in senso ampio, operiamo affinché le nostre sollecitazioni si traducano in misure concrete. In questo senso va ricordato quanto è stato fatto con la Casa Lavoro di Castelfranco Emilia dove, anche a seguito del nostro intervento, si è recato poi in visita il Ministro della Giustizia Orlando”.

(Isabella Scandaletti)

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