Sanità. West Nile, Venturi riferisce in commissione; i consiglieri: “Più prevenzione”. E Facci (Mns): Studiare un vaccino

L’assessore alla Sanità: “Sanzioni certe ai privati che non disinfestano ma a differenza del Veneto da noi molti più interventi ordinari”. Gibertoni (M5s): “Ci sono stati Comuni inermi”. Rilievi anche dal Pd. Zappaterra: “Regione uniformi interventi delle amministrazioni”. Bagnari: “Più impegno dalle Ausl”

11/09/2018 14:35

Controllare i privati, intensificare la collaborazione con gli enti locali e con le aziende sanitarie e la richiesta, arrivata dalla commissione, di nuove forme di vaccinazioni vista l’emergenza. Il virus West Nile, che ha colpito il bacino padano e quindi in larga parte l’Emilia-Romagna, è stato messo sotto la lente d’ingrandimento in commissione Politiche per la Salute, presieduta da Paolo Zoffoli, con l’informativa dell’assessore alla Sanità Sergio Venturi. Con una precisazione cruciale: un uomo infetto non è in grado di infettare un’altra persona.

Il primo comandamento, secondo Venturi, “è applicare sanzioni sicure e certe a chi non fa disinfestazione, in particolare ai privati, altrimenti diventa difficile contrastare la diffusione di focolai e quindi del virus”. Un quinto dei soggetti colpiti, nelle aree interessate dal virus, mostra una sindrome simil-influenzale. Meno dell’1 percento presenta gravi patologie neurologiche, rappresentate da meningite, encefalite o paralisi. Lo scorso 5 settembre, in Italia, sono stati confermati 365 casi: di questi, 148 si sono manifestati nella forma neuro invasiva. Quasi tutti i casi sono stati nel bacino padano (Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia, Piemonte e Friuli Venezia Giulia). “Con la differenza – ha spiegato l’assessore – che le altre regioni non hanno un sistema così strutturato e il piano di sorveglianza e controllo messo in atto dall’Emilia-Romagna è il modello di riferimento”. Anche per questo, la richiesta avanzata da Alan Fabbri, capogruppo della Lega nord, di prendere esempio dal Veneto, che ha sovvenzionato i Comuni per un piano di contrasto al virus, è stata respinta: “Se comparati al Veneto, apparentemente, abbiamo fatto azioni meno straordinarie, ma questo perché noi prevediamo interventi ordinari che vengono fatti ogni quattro settimane”, hanno spiegato dalla giunta.

Per quanto riguarda la sorveglianza sanitaria delle infezioni, “è attiva dall’11 giugno al 31 ottobre e prevede di segnalare tutte le forme cliniche, anche sospette, di malattie neuro invasive. Per quanto riguarda i singoli casi, in Emilia-Romagna si sono contati 87 casi di malattia neuro invasiva, con 14 decessi (con età media delle vittime pari a 80 anni), 65 casi di forme febbrili, 22 casi scoperti di infezione senza sintomi in donatori di sangue. Si è registrato un picco di rilevamento tra il 27 luglio e 10 agosto e la localizzazione dei casi riguarda le province di Modena, Bologna, Ferrara e Ravenna”.

L’obiettivo principale è quello di “ridurre il rischio di malattia per l’uomo e questo viene perseguito con diverse aree di intervento”. Primo fra tutti “la prevenzione del rischio di trasmissione attraverso la donazione di sangue, di organi e di tessuti”. Inoltre, la lotta larvicida alle zanzare: “Ai Comuni viene chiesto di procedere alla distribuzione dei prodotti e di avviare iniziative comunicative per promuovere il coinvolgimento dei cittadini nella gestione di aree private. Ad agosto, visto la diffusione del virus, si è chiesto ai Comuni di raddoppiare gli interventi portandoli da una cadenza mensile a quindicinale fino al 30 settembre. Come ogni anno dal 2008, gli interventi di disinfestazione straordinaria richieste ai Comuni, saranno rimborsati interamente dalla Regione a stagione conclusa. Nel 2018, il finanziamento regionale stanziato è di un milione di euro”.

E’ stato il consigliere del gruppo Misto-Mns Michele Facci a chiedere di affrontare l’emergenza: “E come tutte le emergenze  – ha detto – occorre rimodulare le azioni in senso straordinario. Non voglio entrare nella questione se la Regione sia intervenuta in ritardo o meno nelle attività di contrasto, ma credo che oggi ci si sarebbe aspettati dalla Regione l’indicazione di qualcosa di diverso, perché questa informativa sembra la normalità”. E ricorda un dirigente dell’ospedale di Ferrara che “suggeriva nuove forme di vaccinazioni: credo che una risposta straordinaria possa essere anche quella di suggerire una ricerca scientifica per l’individuazione di una nuova profilassi per l’uomo, che può passare appunto dai vaccini”. Poi, capitolo investimenti: “Apparentemente un milione è tanto ma abbiamo visto quante sono le aree interessate da disinfestazione”.

Dubbi che ci si sia mossi tardi arrivano anche dalla consigliera del Movimento Cinque Stelle Giulia Gibertoni: “L’impressione è che alcuni enti locali siano stati pronti, altri un po’ più inermi e che abbiano solo suggerito di utilizzare un abbigliamento consono. Da un sindaco ci si aspetta qualcosa di più che i consigli della nonna”. Secondo Marcella Zappaterra del Partito democratico, “Ferrara è stata la più colpita, sicuramente anche per una peculiarità territoriale, ma ho visto difficoltosa una intesa tra le istituzioni e i Comuni sono andati in ordine sparso. Credo che l’anno prossimo sia opportuno che la Regione, oltre a capire se ci sono altre misure da mettere in atto, intervenga prima e lavori meglio sulla prevenzione, vigilando anche che i Comuni si comportino tutti nello stesso modo e che i privati facciano uso dei kit perché anche questo, come l’immunità di gregge nei vaccini, possa diventare efficace”. Mirco Bagnari, esponente dem, spiega come “sul tema delle risorse la Regione dovrà fare di più, ma anche le aziende sanitarie dovranno fare la loro parte. Credo ci sia la necessità di rendere più sinergici gli sforzi”.

Sul tavolo anche il caso di Modena, dove c’è stata una vittima di West Nile, deceduta lo scorso 20 agosto, “e le autorità sanitarie non hanno comunicato che aveva contratto l’infezione”, come hanno sottolineato alcuni consiglieri. Da Fabbri a Gibertoni passando per Facci, tutti hanno chiesto chiarezza. I tecnici della giunta hanno spiegato che “si è trattato di un eccesso di prudenza, non volontà di nascondere. Si è atteso che ci fosse certezza che si trattasse di West Nile. Tutto è stato comunicato con la massima trasparenza”. E Venturi ha rimarcato: “Non abbiamo voluto tenere nascosto il caso per un mese, ma non vogliamo trovarci in una situazione in cui si diffonde il panico: stiamo facendo tutto quello che si può fare”.

(Margherita Giacchi)

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