Ricerca Bologna. Fusione nucleare al Brasimone? Per Sinistra italiana un modo per indurre Enel “a rifare le linee elettriche”

In commissione Politiche economiche entra il tema maltempo durante l’aggiornamento sulla candidatura di Enea ed Emilia-Romagna ad ospitare il progetto Dtt (Divertor tokamak test facility) con l’obiettivo di creare 1.500 posti di lavoro

07/02/2018 18:04

“Se la candidatura del centro Enea del Brasimone venisse accolta potrebbe rappresentare la giusta spinta per chiedere a Enel di rimettere mano alle linee elettriche visto che ormai cedono con appena dieci centimetri di neve”. È la considerazione espressa da Sinistra italiana durante la commissione Politicheeconomiche riunita oggi in Assemblea legislativa.

La Regione Emilia-Romagna ha infatti ufficializzato la candidatura della sede Enea sul lago del Brasimone, nel territorio di Camugnano, sull’Appennino bolognese, per realizzare un impianto pilota di ricerca sull’energia elettrica utilizzando la tecnologia della fusione nucleare. Un’ufficialità arrivata lo scorso 30 gennaio quando si è chiuso il bando di gara a cui hanno presentato i propri progetti altre otto regioni.

“A sostegno della candidatura- ha spiegato l’assessore- oltre alla Regione Emilia-Romagna c’è anche la Regione Toscana, le amministrazioni e le comunità locali dell’Unione dei Comuni dell’Appenino bolognese, la Città metropolitana di Bologna e la Città metropolitana di Firenze, nonché le amministrazioni locali e le comunità del versante toscano. Inoltre, le Università di Bologna, di Firenze e di Pisa hanno espresso la disponibilità e l’interesse a contribuire al progetto con propri gruppi di ricerca nell’ambito della fisica, dell’ingegneria energetica, dei materiali che potranno avvalersi di questa infrastruttura come opportunità per la propria attività scientifica”.

E se dovesse essere scelto il centro dell’Appennino bolognese, non solo ci saranno ricadute economiche sul territorio, ma anche “di occupazione diretta: in alcuni anni- spiega l’assessore- si apriranno spazi per 1.500 unità”.

Un elemento, quello dell’occupazione, ritenuto dall’esponente di Si “decisivo, quasi rivoluzionario visti i tanti posti persi in questi anni. Questi sono numeri importanti”.

Il progetto Dtt (Divertor tokamak test facility) è già stato approvato dal Consorzio europeo EuroFusion e l’Enea è il titolare dell’iniziativa che consentirà di studiare materiali, componenti e soluzioni ingegneristiche per futuri sistemi di produzione di energia pulita e sicura.

L’impatto del progetto, se verrà accolto, per l’Emilia-Romagna potrebbe essere consistente, anche dal punto di vista socioeconomico. Sono previsti sul territorio, nell’arco di 7 anni, investimenti per circa 500 milioni di euro. Investimenti che potrebbero generare attività sperimentali per una durata prevista in 25 anni.

(Andrea Perini)

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