Regione, autonomia. Sì in commissione Cultura a indirizzi Giunta

A favore Pd, Si e Misto-Mdp; Ln e Fdi-An non partecipano al voto. Botta e risposta tra Ln e Pd sulla richiesta di autonomia e tra Fdi-An e Pd sul percorso istituzionale seguito

21/09/2017 14:29

Ulteriori forme e condizioni di autonomia in ambiti strategici quali formazione professionale e politiche attive per il lavoro grazie alla compartecipazione alle entrate fiscale, che permette la quantificazione di risorse certe ed eventuali risorse aggiuntive. Questi, in sintesi, i punti salienti contenuti nel parere espresso dalla commissione Cultura, scuola, formazione, lavoro, sport e legalità, presieduta da Giuseppe Paruolo, sul “Documento di indirizzi della Giunta per l’avvio del percorso finalizzato all’acquisizione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia ai sensi dell’articolo 116, comma terzo, della Costituzione”. A favore della bozza di parere elaborata dal presidente Paruolo hanno votato Pd, Si e Misto-Mdp, mentre Ln e Fdi-An non hanno partecipato al voto.

Matteo Rancan (Ln), nel rimarcare la profonda differenza tra Lega e Pd sul tema dell’autonomia, ha liquidato l’iniziativa della Giunta come mera demagogia, finalizzata unicamente a screditare le iniziative referendarie di Lombardia e Veneto, quelle sì – ha affermato – un vero e utile esercizio di democrazia. Lo scarso coinvolgimento delle opposizioni nella redazione della bozza di parere della commissione – ha poi concluso – e le omissioni dell’esecutivo regionale sul tema delle risorse finanziarie necessarie a garantire la maggiore autonomia, che per la Lega deve necessariamente passare attraverso la piena applicazione del federalismo fiscale, motivano la non partecipazione al voto.

Tommaso Foti (Fdi-An) ha evidenziato come la piena applicazione dell’articolo 116 della Costituzione, rivendicata dalla Giunta e dal Pd per la richiesta di maggiore autonomia, sia un percorso destinato a non avere sbocchi efficaci, dato che l’architettura costituzionale, derivante dalla riforma voluta nel 2001 dal centro-sinistra, prevede la legislazione concorrente in molte materie tra Stato e Regioni. La legislazione concorrente – ha ricordato – ha portato all’esplosione del contenzioso costituzionale tra Stato e Regioni ed è di fatto preclusiva di qualsiasi forma di efficace autonomia regionale. Piuttosto che avventurarsi in richieste straordinarie, – è la critica del capogruppo – l’esecutivo regionale avrebbe dovuto fare il punto sulle troppe criticità che si riscontrano nell’attività ordinaria in settori, per rimanere alle competenze della commissione, quali beni culturali, istruzione e formazione professionale e centri per l’impiego. Infine, alla luce dei rilievi costituzionali avanzati, in merito al parere della commissione Foti ha liquidato la procedura di presentazione e votazione come un inutile rito.

Gian Luca Sassi (M5s) ha ribadito come sull’autonomia stia andando in scena un teatrino stucchevole. Stando ai temi indicati nel parere della commissione, – ha affermato – sarebbe più utile che Giunta si occupasse della diffusa illegalità che si nasconde in troppi contratti di lavoro applicati in regione, specie in taluni settori. Prima di chiedere nuove competenze –  ha concluso il pentastellato – bisogna essere in grado di gestire in modo efficace quelle che si hanno.

Igor Taruffi (Si) ha richiamato le tappe del percorso istituzionale concordato in Regione, che si concluderà nella seduta assembleare del 3 ottobre con il voto su una risoluzione, fondamentale per conferire al presidente Bonaccini pieno mandato ad avviare il negoziato col Governo. Ha poi criticato la Ln per il continuo confronto tra l’iniziativa istituzionale dell’Emilia-Romagna e quella di Lombardia e Veneto, ribadendo come, nella sostanza, i referendum consultivi indetti da quelle Regioni siano un mero esercizio propagandistico, dato servono per chiedere ai cittadini di aprire un negoziato sull’autonomia già consentito formalmente dalla Costituzione. La profonda differenza – ha concluso – tra l’istanza della nostra Regione e quelle governate dal centro-destra è che l’Emilia-Romagna intende muoversi nel quadro dell’unità nazionale e nel rispetto del patto di solidarietà fra le regioni.

Giuseppe Boschini (Pd) ha replicato a Foti e a Rancan ricordando come la Regione Emilia-Romagna, a partire dalla riforma costituzionale del 2001, abbia sempre percorso la via di maggiori spazi di autonomia – ad esempio, in tema di istruzione e formazione professionale con la famosa legge Bastico del 2003 – e, quindi, la richiesta di cui si discute non è né dettata dall’attualità politica, come rinfaccia la Ln, né tardiva, come evoca Fdi-An. La massima autonomia possibile nell’azione politico-amministrativa – ha affermato – fa parte della cultura del centro-sinistra e oggi in particolare del Pd. Inoltre, alla Ln ha rivolto un invito a non fare barricate e a condividere la sfida della via emiliano-romagnola all’autonomia, data la cultura federalista del Carroccio, così come sta facendo il Pd in Lombardia, pur con differenze e distinguo e discussioni al proprio interno. Infine, sui due temi centrali contenuti nel parere della commissione, il consigliere Dem ha sottolineato come una maggiore autonomia a disposizione della Regione possa essere quanto mai utile per andare verso un’integrazione dei sistemi di istruzione professionale e formazione professionale così come, nell’ambito delle politiche per il lavoro, per legare le misure passive, di competenza dello Stato, a quelle attive, di competenza regionale.

(Luca Govoni)

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