Partecipazione. Ok al programma 2017: entro fine marzo bando da 320 mila euro per mettere in relazione cittadini e Pa

Pd-Si soddisfatti sui primi 5 anni della legge (Un centinaio di progetti finanziati, 24 mila persone coinvolte). “Ora ancora più informazione sullo strumento”. M5s-Lega: pochi fondi investiti, più considerazione dei cittadini. Foti (Fdi-An): Vera partecipazione se indotta da buona politica

22/03/2017 11:50

In arrivo entro fine marzo il bando che metterà a disposizione 320 mila euro di contributi regionali per la realizzazione di percorsi partecipativi in Emilia-Romagna. È quanto stabilisce il Programma delle iniziative di partecipazione per il 2017 approvato a maggioranza dall’Assemblea legislativa (favorevoli Pd, Si; astenuti Lega nord, M5s, Fi, Fdi) nel corso dell’annuale Sessione di partecipazione prevista dalla legge regionale in materia (L.r. 3/2010). Approvati anche due emendamenti al testo, a firma rispettivamente di Silvia Piccinini e Raffaella Sensoli (M5s) che allargano le tematiche su cui possono essere presentati i progetti anche alla pianificazione sanitaria e alla realizzazione nei comuni delle microaree per l’inclusione di Rom e Sinti.

“Anche quest’anno– ha riferito il relatore del provvedimento Yuri Torri (Sinistra italiana)– gli ambiti cui dovranno fare riferimento i progetti sono ambiente e sviluppo sostenibile, welfare e coesione sociale, assetti istituzionali. Al bando per la concessione dei contributi, che uscirà con oltre due mesi di anticipo rispetto all’anno scorso, potranno partecipare enti locali, enti pubblici o soggetti privati (purché al percorso partecipativo aderisca anche un ente pubblico cui spetta la decisione sulla materia oggetto del percorso stesso). Punteggi premianti saranno attribuiti a Unioni di Comuni, Comuni nati da una fusione o con una popolazione inferiore ai 5.000 abitanti. Da notare l’aumento delle risorse rispetto all’anno precedente”.

Nei prossimi mesi– ha quindi ricordato Torri- la legge sulla partecipazione affronterà un percorso di revisione, previsto dalla stessa norma, a partire dai dati raccolti nella relazione sulla clausola valutativa che ha analizzato quanto è stato fatto nei primi cinque/sei anni dalla sua approvazione. “Possiamo certamente esprimere un giudizio positivo– ha detto il consigliere- in termini di aumento dei progetti proposti e finanziati da risorse che sono progressivamente aumentate dal 2012 ad oggi. Il percorso di revisione si avvarrà anche della consultazione dei soggetti coinvolti, da cui emerge la necessità di una maggiore informazione sulla legge per favorire l’accesso agli strumenti previsti. Altro aspetto che verrà considerato sarà quello di fornire un sostegno alla formazione per chi si occupa di partecipazione negli enti locali. Occorrerà– ha concluso Torri- tenere conto di tutte le sollecitazioni pervenute”.

Dal 2012 al 2016 i progetti che hanno ricevuto il contributo regionale sono in tutto 93, per un totale di 1.441.000 euro. Quasi 24.000 i cittadini direttamente coinvolti. I progetti candidati al contributo sono stati in tutto 386 e tra questi circa il 90% ha ricevuto il bollino del tecnico di garanzia (345 progetti). Tra i progetti di partecipazione promossi direttamente dalla Regione quelli sul web attraverso la piattaforma per l’e-democracy  Io partecipo+,  dove dal 2013, anno della messa on line, ne sono stati realizzati in tutto 25.

Giudizio negativo sull’attuazione della legge da Stefano Bargi (Lega nord). “Un flop il dato sui progetti finanziati che– ha detto– oscilla tra il 20 e il 25% di quelli presentati. Se trova realizzazione solo la parte più esigua dei progetti qualcosa non funziona”. Il consigliere ha poi chiesto che siano tenute in considerazione le istanze dei cittadini che prendono parte ai percorsi partecipativi, eventualmente condizionando l’erogazione di parte del contributo regionale all’esito finale del percorso stesso.

Per Silvia Piccinini (M5S) il programma 2017 ricalca sostanzialmente quello dell’anno precedente con due positive novità: la scelta di allargare i termini per la presentazione dei progetti e la possibilità che i bilanci dei comuni possano diventare oggetto di percorsi partecipativi. Richieste, ha sottolineato, che erano state avanzate l’anno scorso, senza successo, dagli esponenti del M5s. “La legge– ha poi osservato- ha fallito nel suo scopo. È risibile il numero dei progetti finanziati. Se vogliamo che la partecipazione funzioni dobbiamo investire risorse e, punto fondamentale, bisogna recepire le proposte dei cittadini in conseguenti scelte amministrative”.

La legge sulla partecipazione– ha detto Andrea Bertani (M5s)– ha grossi limiti ma serve a combattere il malessere democratico e la distanza tra istituzioni e cittadini. La partecipazione attiva– ha detto- va stimolata e allargata. Di qui le richieste di integrazione e modifica della norma formulate in due ordini del giorno (firmati dallo stesso Bertani e dai colleghi di gruppo Silvia Piccinini, Raffaella Sensoli e Gian Luca Sassi) poi respinti a maggioranza dall’aula. Tra i punti indicati lo sviluppo di piattaforme per il voto elettronico e in genere di strumenti di e-democracy, il recepimento degli orientamenti fatti emergere dai cittadini nei processi partecipativi, la possibilità di supportare finanziariamente percorsi di partecipazione anche senza l’adesione di soggetti pubblici.

“Coinvolgere i cittadini nei processi decisionali è un fattore di qualità– ha ribadito Giuseppe Boschini (Pd)– la democrazia partecipativa però non può emendare da sola i problemi della politica. A suo avviso poi “la partecipazione si esprime meglio lì dove crea opportunità di relazione tra cittadini e pubblica amministrazione. Per questo– ha detto riferendosi agli ordini del giorno presentati dai Cinquestelle– non capisco l’insistenza sulla necessità che siano sostenuti processi anche senza adesione dell’ente pubblico. Sulle potenzialità della democrazia elettronica vedo opacità– ha poi concluso- consiglierei meno entusiasmo”.

Pronta anche la replica di Roberto Poli (Pd) agli esponenti M5s:Prima di dare lezioni agli altri interrogatevi sui vostri strumenti di partecipazione. Tutto si può migliorare ma mi sono stufato di sentire imputare in tutte le sedute difetti di partecipazione democratica quando non è che da voi ci siano esempi illuminanti”.

Gianluca Sassi (M5s) ha replicato: “Ci interessa solo dare un apporto costruttivo a qualcosa che abbiamo rilevato”. Il problema primario della partecipazione– ha ribadito- è quello di definire il peso che l’amministrazione pubblica che ascolta i cittadini intende riversare nelle scelte che poi adotta”.

Critico Tommaso Foti (Fdi-An): “Personalmente non credo alla partecipazione organizzata, ma credo a quella indotta dalla buona politica. Evitiamo di istituzionalizzare i percorsi, se un cittadino vuole partecipare li provoca, li suscita e la politica risponde. Al di fuori di quest’aula nessuno riconoscerà che una pletora di dibattiti favorisce la democrazia”.

Raffaella Sensoli (M5s) con riferimento alla proposta di emendamento ha chiesto che i processi partecipativi possano essere estesi ai temi delle microaree per rom e sinti. “Il Comune di Rimini– ha segnalato in proposito- ha avuto il difetto di non aver creato un percorso partecipato, soprattutto con quei cittadini che saranno direttamente interessati da quelle scelte. Riteniamo che perché non si ripeta la Regione debba intervenire per creare percorsi partecipativi”.

“La legge ci consegna un patrimonio di esperienza su cui gli stessi territori ci dicono che è giusto continuare” ha concluso l’assessora al bilancio, Emma Petitti ricordando che il processo di revisione della norma terrà conto degli aspetti quantitativi (numero e distribuzione dei progetti sul territorio) e qualitativi (verifica della qualità dei progetti) emersi dall’analisi fatta con la clausola valutativa. “L’obiettivo è realizzare una cultura reale della partecipazione all’altezza della sfida che stiamo mettendo in campo, anche prendendo esempio dai progetti di partecipazione che si stanno attuando in Europa”.

(Isabella Scandaletti)

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